ANORESSIA


È un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da una restrizione dell’alimentazione, dovuta ad un’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee, che si esprime in una continua e ossessiva paura di ingrassare e nella ricerca della magrezza. I pensieri nei riguardi del cibo e del suo controllo divengono così “pervasivi”, così fortemente presenti nella mente, da assumere la forma di una sorta di rimuginio instancabile che non lascia spazio ad altro.

CRITERI DIAGNOSTICI PER L’ANORESSIA NERVOSA (DSM IV)
  1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al livello minimo considerato normale in rapporto all’età e alla statura o al di sopra di esso (peso al di sotto dell’85% di quello atteso).

  2. Intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, anche se sottopeso.

  3. Disturbi nel modo di sentire il peso e le forme del proprio corpo, che hanno un’influenza sulla valutazione si sé e sulla negazione della gravità del sottopeso.

  4. Amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.
Con restrizioni: Non sono presenti frequenti episodi di abbuffate compulsive o di comportamenti purgativi (per esempio vomito autoindotto o abuso-uso improprio di lassativi o diuretici).

Con abbuffate/condotte di eliminazione: durante l’episodio di anoressia nervosa il soggetto presenta frequenti episodi di abbuffate compulsive o comportamenti purgativi (per esempio vomito autoindotto o abuso-uso improprio di lassativi o diuretici).

Chi colpisce?

L’anoressia nervosa è presente in uguale misura in tutte le classi sociali e, nel nostro Paese, coinvolge prevalentemente il sesso femminile: solo 1 caso su 10 o meno riguarda i soggetti maschi. L’età di insorgenza del disturbo è compresa fra i 12 e i 25 anni, con la frequenza maggiore fra i 13 e i 16 anni; negli ultimi tempi sono stati diagnosticati casi ad incidenza più tardiva, dopo i 30 anni.
Comprensione del disturbo e Terapia
L'anoressia, come gli altri disturbi del comportamento alimentare, può essere considerato un disturbo psico-sociale. Questo significa che per comprendere i processi che mantengono il disturbo nel tempo, dobbiamo considerare gli aspetti relazionali e sociali della vita del paziente.
Le anoressiche, soprattutto se restrittive, tendono a presentarsi come persone estremamente dotate, intelligenti, capaci. Addirittura possono essere ottime cuoche e cucinare spesso per gli altri, familiari compresi. A scuola ottengono generalmente buoni, se non ottimi risultati.
Il paziente anoressico è portato a rivolgere il proprio controllo su se stesso e sul proprio corpo. Non mangiare significa sentire che agisce un controllo volontario, superiore ad una spinta "fisiologica" dell'organismo, controllo che offre una sensazione di potere. Per questo può succedere che nelle prime fasi del decorso patologico ci sia un picco di euforia, che scaturisce proprio dalla sensazione di gestione e controllo. La fase successiva è invece più cupa, poiché tutta l’attenzione sarà posta sull'essere malati, soprattutto in base alle considerazioni di familiari e partner. Spesso si crea una lotta, per cui i parenti cercano di convincere il paziente a mangiare, spesso con minacce, e la maggior parte delle volte i genitori preparano la tavola anche se sanno che il proprio figlio non mangerà, come se "nutrissero" la speranza che avvenga un miracolo. Ogni atto teso a cercare di convincere il paziente a mangiare è destinato a fallire e alimenta incomprensioni che portano il paziente a mantenere il sintomo. Il sintomo per il paziente è una conquista e più si andrà contro tale conquista anche se patologica e disfunzionale, maggiore sarà la possibilità che il sintomo si cronicizzi.

Il terapeuta dovrà valutare, in modo molto accurato, tutti i processi psicologici e psico-sociali che sono alla base del mantenimento del disturbo, procedendo nella rottura del gioco disfunzionale e nel ripristino della capacità del paziente di utilizzare le proprie risorse, non più contro se stesso ma a proprio favore.
Il disturbo del Comportamento Alimentare è un fenomeno incredibilmente complesso, che coinvolge numerosi aspetti della vita dell’individuo. Per questo è indicato un approccio multidimensionale alla cura dell’anoressia, che affronti un punto di vista medico, dietetico e psicologico. Quando il paziente con anoressia è un adolescente, è augurabile un intervento psicologico parallelo sul paziente e sui genitori.
Inoltre, tra le principali terapie psicologiche, sono da sottolineare la psicoterapia individuale, la psicoterapia familiare e la psicoterapia di gruppo.

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